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La mascella di Caino, in originale Cain’s Jawbone, è un “romanzo-enigma” pubblicato nel 1934 da Torquemada, uno dei più grandi esperti di enigmistica del secolo scorso, il cui vero nome era Edward Powys Mathers.
Mathers, che aveva abituato molto bene i suoi lettori inglesi con quesiti di un certo spessore, pensò di regalare loro un rebus in forma di romanzo giallo. Per aggiungere difficoltà, le pagine del romanzo non sono in ordine logico e ogni parola, riga e frase contiene indizi da decifrare e risolvere.
L’opera in origine faceva parte di una pubblicazione più ampia, intitolata The Torquemada Puzzle Book, e divenne oggetto di un concorso con un premio in denaro per chi avesse trovato la soluzione. A oggi esistono quattro persone al mondo ad averlo risolto: due negli anni Trenta (S. Sydney-Turner e W.S. Kennedy) e due nel Ventunesimo secolo (Patrick Wildgust e John Finnemore).
La casa editrice Mondadori segnala sul suo sito di avere un vincitore per il concorso indetto in Italia nel 2022, ma non sappiamo chi sia, né come mai non sia stato rivelato il nome. Mistero…
Se stessi leggendo queste parole, gentile vincitore, palesati, perché sarebbe bene che tutti ti tributassero il giusto merito!
Il libro conta 100 pagine, stampate in un ordine casuale, che vanno riordinate. Esiste solo una soluzione sensata, ma calcolando le probabilità è difficile imbroccarla.
La prima cosa da fare è una prima lettura sequenziale delle pagine ancora attaccate alla costa del libro. Infatti, il cartaceo italiano, edito da Mondadori (lo puoi acquistare qui), è stampato su una sola facciata per permettere ai lettori di ritagliare le singole pagine e ricombinarle nell’ordine esatto.
Nell’edizione inglese, creata col crowdfunding nel 2017, le pagine arrivavano dentro un cofanetto e non erano rilegate, risparmiando ai lettori la fatica del tagliare. Munitevi di un cartoncino spesso e di un taglierino e incidete una pagina per volta, aiutandovi col cartoncino al fine di non intaccare anche quelle sottostanti. I più affezionati al prodotto libro rabbrividiranno all’idea, ma ritagliare le pagine è l’unico modo per ricombinarle in mancanza di un’edizione digitale.
Il mio consiglio è conservarle poi in singole buste trasparenti, oppure fotocopiarle, in modo da scrivere sulle copie (se proprio non vi riesce di scrivere sull’originale).
Su Tiktok, dove l’interesse per il libro è nato grazie a Sarah Scannel, e Instagram vedrete tante persone che appendono i fogli per casa: è una soluzione se avete spazio, ma in realtà si possono anche disporre per terra o semplicemente unire in gruppi con graffette.
John Finnemore, uno dei due solutori moderni dell’opera, ha rivelato un piccolo segreto durante un’intervista rilasciata al Guardian: partire dalle poesie.
All’interno della Mascella di Caino ci sono dodici pagine con dei versi in corsivo. Controllate a quali poesie appartengono e traete le vostre conclusioni! Io ho trovato questo consiglio davvero utile per cominciare.
Il secondo consiglio è: controllate ogni parola. Anche se, come vedremo, vale soprattutto per l’originale inglese.
Spesso all’interno delle pagine sono citate delle ricorrenze, delle giornate precise, delle morti di personaggi illustri. Per ognuna si può cercare la data e segnare giorno e anno. In questo modo, a poco a poco, si ricostruisce quantomeno un quadro generale del periodo in cui si svolgono le vicende.
A essere sincera, avrei impiegato molto più tempo ad arrivarci senza il fantastico “GDL La mascella di ‘aino”, gruppo di lettura organizzato da Ambra @sonosololibri, dalla quale proviene il suggerimento.
Aggiungo che uno degli indizi, presenti nell’originale inglese e assente nell’italiano, è fornito nell’introduzione dell’edizione inglese che riporta: “Cain’s Jawbone, the bald narrative of a series of tragic happening during a period of less than six months in a recent years, has met with an accident which seems to beunique in the history of the novelette”.
Quindi possiamo affermare, con ragionevole certezza, che la vicenda raccontata si svolga nell’arco di circa sei mesi.
Ci sono più narratori? Parrebbe di sì. Alcuni nomi sono facilmente deducibili, altri sono nascosti da enigmi. Prima di capire chi dica cosa servono almeno due letture. Però a poco a poco la nebbia si dirama. Il consiglio è di segnare tutto e fare anche ricerche incrociate.
A volte un narratore si distingue per le azioni che compie, a volte per la prospettiva che adotta (magari vede cose che altri non possono distinguere dalla loro posizione), altre ancora per i temi che tratta, le metafore impiegate e alcuni elementi ricorrenti. Inoltre, alcuni narratori possono essere, come dire, inattendibili, in quanto assassini che tentano di dissimulare i propri delitti.
Per temi ricorrenti mi riferisco ad autori citati, libri letti, argomenti preferiti, oggetti, eventi narrati e anche luoghi ricorrenti.
Fateci caso e… l’ho già detto “segnate tutto”?
Sappiamo che ci sono sei assassini e sei vittime. Per risolvere l’enigma e partecipare al concorso occorre conoscere nome e cognome. Troverete una scheda, collocata dopo le pagine di introduzione, il regolamento del concorso e l’informativa sulla privacy, in cui inserire i nomi e anche l’ordine esatto delle pagine.
Sarò franca: i nomi di alcuni li ho trovati ma riguardo ai cognomi sono in alto mare.
A poco a poco, anche le dinamiche dei delitti iniziano a emergere. La modalità è sempre enigmatica, per cui occorre pazienza, ma leggendo tra le righe si possono trovare indizi preziosi.
La tipologia di arma può ricondurre all’assassino, quindi occhio! Per esempio: una vecchietta che sferruzza potrebbe aver usato i suoi ferri da calza ben appuntiti, ma un panettiere avrebbe potuto cucinare del pane con del veleno per topi dentro. Logico no?
A volte non capirete, a volte gli indizi non porteranno da nessuna parte.
Prima si accetta l’eventualità di non avere un quadro completo (e di non averlo mai), prima si entrerà nello spirito del gioco. Non dico che la cosa debba piacervi, però secondo me aiuta ad avere la giusta disposizione interiore e a non sbattere la testa contro il muro nei momenti di disperazione.
Avere un gruppo di supporto, che sia composto da un amico o due o da un intero gruppo di lettura, poco importa. Quindi cercatene uno (come quello di cui ho fatto parte io) o createlo!
Sulla raccolta delle informazioni io mi sono mossa cercando di creare uno schema. Perciò su ogni pagina ho indicato:
Invece in file/fogli a parte ho segnato informazioni (anche ricercate sull’edizione inglese) relative a parole ricorrenti, tematiche, ipotesi ecc.
Il problema del cartaceo è che le pagine sono piccole, quindi munitevi di post-it da aggiungere e di file digitali per non perdere nulla.
La risposta è sì, secondo me. Io avevo cominciato leggendo l’opera in inglese e solo dopo quella tradotta in italiano.
Confrontando le due versioni (e parlandone con altri lettori) ho riscontrato l’assenza di molti dei riferimenti presenti nell’originale.
Il gruppo dei traduttori, il misterioso collettivo The Crime Badger, ha rilasciato un’intervista dove sostiene di aver tradotto gli enigmi fondamentali alla risoluzione e la casa editrice stessa, rispondendo agli appelli dei lettori, ha ribadito che le informazioni presenti nell’edizione italiana bastano per trovare la soluzione (e vincere i 500 euro messi in palio da Mondadori), peccato che l’unico vincitore italiano conosciuto a oggi sia il signor Franco Gilberti, che però lo ha risolto utilizzando la versione inglese, ricevendo i complimenti della casa editrice Unbound.
Io vi dico cosa ho notato dal confronto tra le due versioni.
Gli enigmi presenti nell’originale sono costituiti da:
Alcuni elementi sono, di fatto, intraducibili, come spesso accade anche nei romanzi comuni. Questo significa che nel lavoro di traduzione, in maniera inevitabile, sono andati perduti alcuni elementi del rebus generale, a quanto pare è stato voluto, ma non so dirvi di più.
Per chi quindi masticasse l’inglese, il mio consiglio è procurarsi anche l’originale e divertirsi con quello.
Articolo aggiornato il 13 febbraio 2024
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