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Scrivi, leggi, ma ogni tanto ti assalgono i dubbi sugli accenti grafici delle parole? Questa guida pratica è pensata per fornirti una base semplice da cui partire per non avere più problemi di ortografia.
Quali sono gli accenti grafici in italiano?
Perché spesso non sappiamo che accenti usare?
La lingua italiana possiede tre tipi di accenti grafici e li indica solamente se la parola è accentata sull’ultima sillaba, ovvero se è una parola tronca.
Questi accenti sono: l’accento acuto (′), l’accento grave (`) o acuto e quello circonflesso (^). L’accento acuto si appone alle vocali chiuse (è), l’accento grave su quelle aperte (à, è, ì, ò, ù). L’accento circonflesso, invece, indica perlopiù una crasi tra due vocali.
Caratteristica peculiare dell’italiano è che ogni regione abbia una varietà regionale, nella quale la pronuncia delle vocali varia. A meno di non avere studiato dizione o di essere fiorentini, in Italia i parlanti non distinguono chiaramente se una vocale sia aperta o chiusa.
La mancanza di vocali chiuse (o aperte) nel proprio sistema fonologico di riferimento, fa sì che la maggior parte di noi debba imparare a memoria quali parole hanno un certo accento grafico.
Vediamo allora di riepilogarle così da fissarle e non sbagliare più la loro grafia.
Molte parole che terminano in -che presentano l’accento acuto.
Acciocché Finché
Affinché Perché
Allorché Poiché
Benché Sicché
Parole composte che terminano con vocaboli solitamente non accentati
tre > ventitré
re > viceré
me > nontiscordardimé
Monosillabi che hanno una doppia (o tripla) forma con significati diversi
ché (< perché) congiunzione causale che pronome o congiunzione
sé pronome tonico se pronome atono o congiunzione
né congiunzione ne pronome o avverbio
L’accento grave è più comune dell’acuto, ma anch’esso spesso
è usato su parole che hanno anche degli omografi. Questo causa confusione?
Niente paura, ecco come distinguere i casi.
dà indicativo presente di dare da’ imperativo di dare, da preposizione
dì «giorno» di’ imperativo di dire, di preposizione
è verbo e congiunzione
là avverbio la articolo, pronome
lì avverbio li articolo, pronome
sì (<così) o affermzione si pronome o nota musicale
tè bevanda te pronome
Altre parole terminanti in “e” e accento grave:
caffè
gilè
Mosè
Noè
Questo accento, ormai in disuso, si può ritrovare in libri di qualche tempo fa.
A differenza dell’accento acuto e di quello grave, si indicava anche su parole
Era utilizzato per indicare tre cose: plurali, contrazione,
Esempio: principio > principii > principî
vario > varii > varî
Esempio: andâr = andarono
côrre = cogliere
fôro = furono
tôrre = togliere
In alcuni casi, anche se la pronuncia ci dà l’impressione di dover inserire un accento, ci vuole un apostrofo oppure nulla.
I casi più comuni sono quelli dei monosillabi come:
Tutte queste sono forme irregolari di troncamento e per questo vogliono l’apostrofo.
Se leggete un romanzo di Einaudi troverete tutte le parole terminanti con vocale chiusa accentate con accento acuto: é, í, ó, ú.
Quindi, per esempio: piú anziché più.
Sempre in editoria, negli ultimi anni, i normari interni delle case editrici chiedono spesso di scrivere sé stesso come “se stesso” mentre “sé stante” rimane scritto così. Questa norma deriva dall’idea che il sé pronome tonico non possa essere confuso con il se congiunzione nel primo caso.
Per concludere questa panoramic,a suggerisco a chiunque scriva di effettuare sempre una correzione ortografica del testo, utilizzando anche il dizionario per controllare grafie e significati, e anche di pensare a una correzione bozze professionale nel caso voglia pubblicarlo.
Foto di George Milton via Pexels
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